lunedì 2 giugno 2014

RICORDI DAL FUTURO

E' da tanto che non ripenso a lei e a quel periodo folle della mia vita. Avevo sedici anni nel 2145 e proprio in quell'anno successe di tutto. Venne distrutta la seconda colonia su Marte appartenuti agli Stati Galattici, un unione di stati capeggiati dall'antica Cina e dalla Nuova Russia. Il continente americano, dopo essere stato occupato interamente dagli Emirati Arabi, venne ceduto al popolo di E-0B9 chiamati così da noi umani, per il trattato di pace stipulato secondo queste coordinate. La cedettero dopo il primo anno di guerra, per evitare che invadessero il territorio più futuristico del mondo ed il più ricco, ovviamente. Ci arrendemmo dopo due anni di lotte senza senso. Le perdite in fatto di vite umane furono così alte che, per non venire sterminati totalmente, l'America venne ceduta come segno di resa e con lei, tutti gli abitanti. Conobbi Blanca in carcere, quando tutti e due combattemmo come resistenti; lei era una tenete delle forze terrestri, io un semplice volontario. Prima di essere catturati militavo nel suo battaglione, in quello stato una volta chiamato Argentina, poi divenuto Xlion 7, ma ancor prima Secunda Espana dopo che la Spagna fallì come stato, portandosi dietro tutta l'Europa. Con l'occupazione degli Emirati Arabi prese il nome Hassud City. Quella volta in cui i maledetti alieni ci misero sotto torchio, nella loro astronave civetta, la trovai lì sospesa in aria in un campo antigravitazionale che fluttuava di continuo, senza riuscire a muovere nemmeno le palpebre. Lo stesso poi, fecero con me. Dopo diverse ore di questo assurdo trattamento, ci tennero in una stanza per qualche settimana, dove ci spogliarono, ci prelevarono campioni di pelle, di sangue e di capelli, per poi finire sotto una macchina che ci fotografava ogni secondo. Lei appena vide che ero giovane, mi chiese se fossi un combattente volontario, oppure un semplice terreste. Confermai di essere un volontario arruolato proprio nel suo battaglione. Sentendo le mie parole lei si ammutolì come una statua per quattro giorni. Tra tutti quegli esami subiti, arrivarono anche a prelevarmi il seme ogni sei ore per sette giorni, mi distrussero completamente, mentre al tenente Blanca le iniettarono tutto quello che presero da me per renderla gravida, e così fu. La tennero dentro ad un'incubatrice per accelerare il processo della maternità, posizionata esattamente davanti ai miei occhi, tanto che vedevo il suo ventre gonfiarsi ogni giorno di più. Arrivata quasi alla maturazione dello stato materno, mi disse queste parole.
"Stanno studiando il nostro processo riproduttivo. Quello che verrà fuori da me, verrà osservato, esaminato e probabilmente ucciso. Forse nella migliore delle ipotesi, lo renderanno schiavo, o carne da macello in qualche truppa d'assalto. Basterà poco per renderlo quasi adulto, giusto il tempo per schiaffarlo sotto questa luce verde ed il gioco è fatto."
"Sarebbe a dire che mio figlio in pochi mesi potrebbe raggiungere la mia stessa età?"
"Si, certo e tu devi impedirglielo."
"Ma come faccio? Sono bloccato come lei tenente."
"Morditi a sangue la lingua."
"Come?"
 Quando loro verranno a prendere il bambino, tu morditi la lingua fino a fartela sanguinare, io farò lo stesso."
"Perché?"
"Se pensano che dopo il parto entrambi, diciamo genitori muoiono, sfalseremo tutti i loro calcoli nei nostri confronti."
"E' sicura tenente?"
"E' l'unica arma a nostra disposizione."
Arrivò il giorno del parto e da lì anche le doglie, seguite dalle urla disperate di Blanca.
Assistettero attorno a lei un nutrito gruppo di essere repellenti. Quando vidi la sua bocca dal quale sgorgava fiotti di sangue, mi armai di coraggio e feci lo stesso. Urlammo e sputammo sangue. Nel momento in cui si accorsero delle mie condizioni, caddi a terra privato dal campo magnetico con il quale fluttuavo e così anche lei ma solo dopo averle estratto la bimba dalla pancia. Come fortunatamente ipotizzò lei, il gruppo di alieni si allontanò lasciandole entrambe per terra piangenti e sanguinanti. Nonostante fossi dolorante, ebbi la prontezza di riflessi di uscire dalla stanza, abbattere la guardia piantonata davanti la porta e con il suo fucile feci una carneficina. Riuscimmo a salvarci tutti, almeno così credetti, ma proprio quando atterrai con la navicella e mettemmo piede fuori, Blanca si paralizzò. L'unica cosa che riuscì a dirmi fu, di prendere la bambina e scappare lontano. Appena finito di parlare lei esplose come una bolla d'aria.
La bimba crebbe con me e visse una vita felice dopotutto, cioè dalla fine della guerra in poi. Nel periodo del conflitto fu difficile per entrambi restare in vita, però ce la facemmo. Per onorare la sua memoria chiamai quella che a tutti gli effetti fu nostra figlia, come lei Blanca. A mia figlia raccontai spesso questa storia, poi quando l'assimilò come un fatto certo, smisi. Sono passati 69 anni dall'ultima volta che raccontai questa vicenda. Forse grazie alle nuove tecnologie, vivrò per altri cent'anni, eppure mi sono sempre chiesto come sarebbe stato vivere insieme tutti e tre. Non lo saprò mai.









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