sabato 14 giugno 2014

UNA VOLTA ERA L'AUTOSCATTO

Non se ne può più di vedere la gente, da quella famosa, ai perfetti sconosciuti, mettersi davanti al telefono e spara-flasharsi un bel selfie da postare su i social network. Sulle testate giornalistiche on line non si parla d'altro e non si fa altro pubblicare che questo genere di foto, come se a qualcuno interessasse qualcosa. Il più delle volte sono ridicole, perché queste immagini non esprimono nulla, sono delle facce che non comunicano, non hanno senso. Tecnicamente sono fatte in modo grossolano, troppo spesso uguali a se stesse, magari prese dalla solita angolatura, quella ritenuta migliore, così da far risaltare il profilo più bello del soggetto in questione. Non comunica nulla una foto di questo tipo, se non quella di mettersi in mostra con l'acconciatura all'ultimo grido, con i vestiti più alla moda o addirittura, con il fisico più tonico. L'immagine per avere senso deve trasmette un messaggio, per essere considerata un buona foto deve avere dietro una tecnica ed uno studio. Unendo questi due elementi è inevitabile che facciano sorgere un'emozione, possa essere bella o brutta è indifferente, ma per lo meno, crea un senso critico in chi guarda. Quelle che si ostinano a pubblicare con molta insistenza, sperando di postare il selfie più bello dell'anno, sono solo esibizioni visive di persone, forse troppo prese dalla loro voglia di mantenersi a galla nel mare della notorietà, che pur di essere visionati sui social, si mostrerebbero nelle condizioni peggiori. (e lo fanno) Tutte le altre persone che si fotografano da sole ma non celebri, aspirano a diventare i nuovi vip della mediocrità, banalizzando l'autoscatto, che prende le radici dal ancor più complesso autoritratto. Lo so sono stato troppo critico nel mio giudizio e per sdrammatizzare un po', metterò come immagine un selfie di un personaggio di tutto rispetto, l'unico autoscatto che abbia davvero un senso e che forse sposa pienamente la mia tesi. Enjoy it.


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