lunedì 13 ottobre 2014

CARA MAESTRA

Il week end è quel momento della settimana in cui bisogna fare i compiti di scuola. Nel lontano passato in cui io fui uno scolaro, venni chiamato ad eseguirli con scrupolo direttamente dal provveditorato degli studi di Milano, se non addirittura dal ministero dell'istruzione italiana. Ora che sono genitore mi sono alleggerito di questo gravoso dovere, ma il testimone è passato a mia figlia. Lei ha 7 anni ed è il secondo anno di scuola che frequenta in modo impeccabile oserei dire, eppure per quanto la sua condotta sia ineccepibile tra i banchi della sua classe, una volta giunti al fine settimana, fa tabula rasa di tutto quello che ha appreso nel corso delle lezioni, ed entra nella modalità gioco-per-due-giorni-di-seguito-senza-sosta, come in fin dei conti è giusto che sia.
Prima di recarmi a lavoro sta notte, vedo mia moglie che ultima la preparazione per domani mattina, tra cui lo zaino della mia bimba. Per scrupolo lancia un occhio anche al diario, per controllare non ci siano delle comunicazione sfuggite dalla memoria, ma per verificare soprattutto siano stati fatti tutti i compiti. Dopo il controllo mia moglie discute con la bimba, su un compito di matematica eseguito male o incompleto. Sento mia figlia in lacrime che si scusa dicendo di essersi dimenticata. Scorgo il suo sguardo per un secondo e vedo nei sui occhi lo sgomento, di presentarsi l'indomani di fronte alla maestra con il compito non corretto. Dopo la ramanzina che giustamente le è stata fatta, sento che in qualche maniera mia moglie la consola dicendole di non preoccuparsi, in quanto ha l'enorme fortuna di avere una maestra di matematica, definibile senza ombra di dubbio, come la più buona e comprensibile del mondo. Immagino che domani tutto si svolgerà per il meglio, nonostante questo episodio le servirà in futuro come lezione di vita.
Se torno indietro nel tempo a quando ero io a dimenticarmi dei compiti, mi viene in mente la mia di maestra, che di certo non concorreva per essere la più brava del mondo, tutt'altro. L'avrei vista bene a gareggiare per i pesi piuma femminili di pugilato francese. Lei era una donna che le mani le faceva andare molto bene, ad essere precisi le piaceva in modo quasi sadico, lanciare degli schiaffi a mano aperta, da lasciare lo stampino delle cinque dita in faccia. Oltre ad essere la mano più lesta del west, era anche una che dava vagonate di compiti di castigo. Io devo aver preso da lei almeno una dozzina di stazioni colme di punizioni. Più o meno una volta a settimana, dovevo scrivere dalle 50 alle 100 volte, delle frasi lunghe come omelie cattoliche, dette da un prete logorroico. Ne ho consumati di quaderni e di penne quando ero alle elementari, ma per fortuna non presi mai uno schiaffo.
Mi ricordo perfettamente il mio primo giorno di scuola e ricordo anche la difficoltà avuta nell'attribuire a lei un genere, nel senso che non capì subito, se quella dietro la cattedra fosse uomo o donna. A lei piaceva il body building e l'arrampicata, aveva la passione delle diapositive, viveva da sola, cosa che per me era impensabile da piccolo, ed era ovviamente lesbica. Per non farsi mancare niente ha spudoratamente avuto delle preferenze nei confronti di tre miei compagni di classe, da essere ritenuti degli eletti, quasi non si poteva parlare con loro. Il fatto che fosse lesbica non ha minimamente influito sul parere che avevo di lei, l'ho sempre trovata severa, ma capace. Con lei ho imparato molto, nonostante avesse dei modi arcaici e piuttosto maneschi. Devo ammettere che per quanto la temessi, l'ho stimata parecchio. Lei è stata una di quelle che ha goduto delle baby pensioni, ovvero, se n'è andata in pensione a 40 anni. Ok forse non è stata propriamente devota alla dottrina scolastica, ma a quei tempi si poteva agire in quel modo, senza che qualcuno potesse recriminarle nulla. I sui gusti sessuali li ho compresi con il senno di poi, di fatto non ho mai avuto alcuni pregiudizi nei suoi confronti, anche perché da piccolo non avevo alcuna concezione dell'argomento e francamente credo non si sarebbe fatta problemi a dichiararlo se avesse potuto. Qualche anno fa ho incontrato una mia compagna di classe, ad essere precisi, era la cocca più cocca della maestra, nonché il mio primo amore da bambino. Ci siamo messi a chiacchierare e come per dovere, venne fuori l'argomento maestra. Le chiesi se aveva notizie della nostra insegnante e se alla fine vivesse con quella donna apparsa l'ultimo anno delle elementari che ci parlò del Burkina Faso e dell'immensa povertà di quel paese. Non ricordo se lei era un medico oppure una volontaria, però la mia maestra per le vacanze di natale andò con lei in Africa, aiutandola nel progetto umanitario. Il viaggio venne documentato da un milione di diapositive, viste tutte durante una lezione.
La mia ex compagna di classe glissò l'argomento dicendo di non avere più sue notizie, al che non andai avanti con le domande.
Credo siano passati più o meno 23 anni da quando vidi l'ultima volta la mia insegnante, non l'ho mai più incrociata nemmeno per sbaglio, a differenza di mia madre, che con la cadenza dei decessi papali, la incrocia per Rozzano. Mi dice di trovarla sempre uguale, più vecchia è chiaro, ma comunque sempre in forma.
Maestra, ovunque tu sia ora, mi piacerebbe farti sapere che mi hai insegnato molto, perfino la paura. Credo che se avessi continuato ad insegnare oggi, con gli stessi metodi di allora, saresti in carcere. Però essendo sempre stata tu, una dura a tutti gli effetti, penso che te la saresti cavata anche lì.
Oltre che alle nozioni scolastiche e alla metodologia di studio efficace, grazie a te ho scoperto anche le arti marziali e il body building. Pochi in vita loro possono dire di aver avuto un insegnate che racchiudesse in sé, la sorella della Montessori cresciuta a Tana Delle Tigri, più un quarto di Mike Tyson, un pizzico della signorina Rottermeir e una spruzzata della maestra di Charlie Brown. Tutto sommato mi sento davvero fortunato.




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