sabato 4 ottobre 2014

ALLA FIERA DI MILANO EST

Non è costata proprio due soldi e per fortuna non ho visto nessun topolino, inseguito dal gatto, poi dal cane, dal bastone...non credo di aver visto neanche Branduardi alla simpatica manifestazione chiamata Bimbi in Fiera. Ci siamo svegliati presto stamane, per essere tra i primi a varcare la soglia dell'ingresso e come noi, anche tutta Milano e dintorni. Durante il corso della notte, la mia memoria ha abbandonato sul cuscino la meta della giornata, per cui al risveglio mi sono trovato del tutto impreparato difronte alla domanda di mia moglie, quando mi ha chiesto:
"Allora che facciamo ci andiamo o no in fiera?"
Il sangue mi si è gelato nelle vene, il volto si è mascherato di terrore, mi sono mancati un paio di battiti cardiaci e poi ho risposto:
"Ma certo amore."
Prima di affrontare la fiumana di genitori in preda ai deliri dei gadgets, ho proposto alla mia squisita metà, di fare la colazione in un bar che fu l'ancora di salvezza alla fine delle nostre notti brave giovanili. La caffetteria Pinocchio (che consiglio vivamente) ci rifocillò alle prime luci dell'alba, coccolando le nostre gole affamate con leccornie di ogni tipo. Oggi non è stato da meno.
Ad attenderci nel parcheggio a pagamento, ci sono stati tipo una diversa decina di omini con i giubbotti catarinfrangenti ad indicarci dove parcheggiare in tutta comodità, al misero costo di 2 euro e 50 cent. La coda alle casse è stata una vera passeggiata di salute, una volta dentro però, ci hanno accolto le hostess, tutte sorridenti, con un chilo di preoccupanti volantini in una mano e centinaia di sacchetti pieni, nell'altra. In un secondo le baldanzose lavoratrici, sono riuscite a infilarmi in testa una quantità d'informazioni, pari solo al numero dei flyers che ho ricevuto tra le mie mani, senza nemmeno accorgermi di aver preso volontariamente, tra l'altro. La missione di oggi è stata di riuscire a scovare il passeggino da utilizzare alla nascita del nostro terzo pargolo, ed eventualmente comprarlo a prezzo di fiera. Guardando i prezzi sui vari listini, mi è venuto il dubbio che le cose in fiera costassero di più, nonostante fosse affisso ovunque il cartello -PREZZO FIERA- forse avrebbero dovuto affiggere, -PREZZO FIERO-. Fatto sta che quei pochi stand, o meglio concessionarie, di passeggini non ci hanno convinti per nulla e siamo andati avanti. Ad un certo punto la fiera si è riempita per benino, perciò intorno a me ho visto, oltre alle promoter quantuplicate, affannate dallo stampaggio di altri miliardi di volantini, anche migliaia di uomini in attesa che le mogli carpissero i segreti di un biberon in lattice piuttosto che in fibra di carbonio, con intorno bambini urlanti di gioia, ma alcuni terrorizzati, alla vista delle mascotte di peluche in grandezza naturale. Forse perché eravamo nel bel mezzo di quell'ora fatidica denominata, ora di pranzo, che tutti gli avventori se ne sono sbattuti altamente delle novità in campo neonatale e poco più in là, per accaparrarsi una fetta di tavolo, nonché di cibo da street food. Secondo me chi fa davvero gli affari nelle fiere sono i paninari, non c'è concorrenza. Potrebbero esserci duecento tra bar, ristoranti e locali mangerecci. che sarebbero presi d'assalto ognuno di essi, come se fossero gli unici rimasti sulla Terra. Lo stomaco ha sempre il dominio assoluto sulla volontà di acquistare la qualunque, è una verità incontrovertibile.
In una fiera dedicata ai bambini non potevano mancare i gonfiabili, sennò che fiera sarebbe stata? Lo sforzo di installarli l'hanno anche fatto per carità, erano tre robi sfigati, però l'effetto euforia-delirio-pazzia-gioco c'è stato ugualmente. Anche i miei figli hanno dato prova delle tecniche di ginnastica artistica apprese in queste settimane, capovolgendosi e rotolandosi a tutta birra, su un gonfiabile a forma di Pluto e un altro che non ricordo. L'altro gonfiabile era per i bimbi alle prime armi con le evoluzioni, perciò poco appetitoso per i miei ginnasti.
Dopo aver giocato con i miei bambini allo stand della Lego, creando delle cose fantastiche (cioè con un senso utilizzando la fantasia) ed aver partecipato ad un contest alla sarabanda di sigle di cartoni animati antichi come gli acquedotti romani; per dare una collocazione temporale potrei dire, quando andava di moda la chitarra funky e la batteria in levare, mia moglie ed io, ci siamo fermati davanti la Intervol per assistere ad un corso di disostruzione pediatrica delle vie respiratorie, ci vuole fiato anche nel pronunciarlo. E' stata una cosa davvero istruttiva, spiegata molto bene dalla volontaria e tutti i manichini usati per l'occasione, hanno fatto davvero una perfetta parte nella messinscena dello strozzamento. Ora che ho appreso le tecniche, capaci di salvare una piccola vita, mi auguro con tutto il cuore di non doverle mai applicare.
Tutto sommato è andata bene, ok non abbiamo trovato il passeggino ma ci siamo divertiti. Mi sarei aspettato la bolgia dantesca ma in fin dei conti non c'è stata tutta questa gente a sgomitare tra gli stand. Sarà la crisi, che non permette di spendere quei pochi soldi in tasca, o per la penuria di giovani con figli, l'affluenza poteva essere molto più tragica di quanto non è stata.
Per la cronaca, mia moglie ed io siamo stati formidabili nella gara di sigle dei cartoni. E' per caso questo, sintomo di una fanciullezza trascorsa davanti alla TV? Chi lo sa...
Per fortuna i mie figli assistono agli eventi, milanesi e non, con assoluta disinvoltura e non come me che andrei a zappare piuttosto di presenziare contro voglia a certe occasioni, come farebbe un panda difronte allo sportello delle poste, è questione di feeling, o forse di genitori temerari.







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